I tredici testi distribuiti nelle pagine che seguono non hanno un ordine preciso. Non avrebbero potuto averlo. La semplice bellezza di questa raccolta è proprio qui: leggiamo e condividiamo una prospettiva, una fascinazione, una esplorazione continua che deve trasformarsi in racconto.

La morale conclusiva esplicita e non, è la caratteristica delle storie che diventano, in questo modo, favole abitate da animali, animaletti, uomini, insetti e vegetali, oggetti e sospensioni eteree come accade (più o meno) seguendo il prototipo millenario. E si viaggia nell’amore e nella sessualità, nei riti di formazione e di passaggio, nella natura e nell’etica del paesaggio. Abbiamo davanti le «favole del giorno dopo», contemporanee e spontaneamente destinate a rallentare lo scorrere della clessidra con il ritmo agile della riflessione. La loro impronta d’origine classica solo apparentemente è negata da una visionarietà che sfonda il muro del moralismo e del prurito bacchettone. Cerca beffardamente i giochi dei paradossi fino a diventare provocazione ironica, testimonianza surreale dell’ineluttabilità delle vicende cosmiche, pertanto pungolata dall’obbligo di un pizzico di sale da aggiungere all’esistenza, un po’ di sovversione, un po’ di rivoluzione. Ed è un accorato insegnamento sorridente.